Revenge: al cinema dal 6 settembre è il primo “Rape and Revenge” girato da una regista donna, Coralie Fargeat. La pellicola con Matilda Lutz è certamente un racconto di grande impatto, fatto di dramma e sangue, azione e thriller. La storia è quella di Jen, invitata dal suo amante a una battuta di caccia nel deserto. La tragedia arriva quando Jen viene stuprata da un uomo: dopo il trauma, risorgerà dalla cenere per diventare un’eroina vendicatrice. Un film che può avere già i segni per diventare cult: vediamo quali sono.

Una nuova Beatrix Kiddo

Il personaggio di Jen si candida a figura cult: ha tutti i tratti di un’icona cinematografica. L’incedere, il fisico, la rabbia e la determinazione. Volete dei riferimenti? Pensate a un misto di Beatrix Kiddo (Uma Thurman) in Kill Bill, Lara Croft e la Lolita di Nabokov immaginata dal Cinema, prima da Kubrick e poi da Adrian Lyne. Il personaggio di Jen è un perfetto angelo vendicatrice e, sin dal nome, ricorda anche la protagonista di I spit on your grave (Non violentate Jennifer) film del 1978 diventato un punto di riferimento per il genere R’n’R. Sin dal linguaggio del corpo, il “female character” interpretato con abilità da Matilda Lutz incarnerà la metafora della fenice: una donna che si riappropria del suo destino e punisce chi ha distrutto il suo passato.

Le citazioni

Un cult, molto spesso, è anche un caleidoscopio su altri cult. Vedere un film e tanti altri insieme: grazie alle citazioni. Revenge prende dai maestri, difatti Coralie Fargeat ha un incedere cinematografico che ricorda la crudezza e il modo di filmare la donna di Tarantino e Rodriguez, l’approccio al corpo e alla carnalità di Cronenberg. Non solo l’occhio vuole la sua parte, ma anche l’orecchio: la colonna sonora di Revenge sa di un approccio davvero cult, ad esempio l’uso dell’elettronica che ricorda il Carpenter prima maniera. È la stessa Fargeat a raccontare cosa l’ha ispirata cinematograficamente: “I riferimenti che ho usato nel mio film spaziano da Cuore Selvaggio a Drive, a Under The Skin ai film di David Cronenberg. Ossia, un tipo di genere cinematografico estremamente carnale e reazionario, in cui violenza e sogni coesistono, e dove la forza dei simboli esplode letteralmente.”

Da Lolita a Rambo

La metafora della Fargeat è simboleggiata da due estremi cinematografici: difatti vediamo Matilda Lutz cominciare citando Lolita e procedere diventando Rambo. Non vogliamo fare molti spoiler ma un momento sicuramente cult sarà la citazione del cult con Stallone dove la protagonista avrà a che fare con un brutta ferita. Quella è una delle sequenze più potenti del film che sicuramente si staglierà nella memoria degli spettatori come un momento cult ed emozionante. Tra surreale, onirico, action e ovviamente pulp.

Le armi: macchina da presa compresa

In Non violentate Jennifer, la protagonista interpretata da Camille Keaton uccideva i suoi carnefici con qualsiasi mezzo a disposizione: motoscafo incluso. Anche in Revenge l’uso delle trappole e degli espedienti di vendetta sarà molto creativo, considerando anche come viene sfruttato l’ambiente ostico del deserto, in contrapposizione alla villa lussuosa che diventerà anch’essa strumento di morte. La macchina da presa poi farà la sua parte sarà un dispositivo che “schiaffeggerà” simbolicamente lo spettatore con una regia che alterna asciuttezza e frenesia. Montaggio serrato e campi lunghi mozzafiato immersi in una fotografia calda e acida.

Ora non vi resta che appurare tutto questo in Revenge, dal 6 settembre al cinema.