Accompagnato da un ricco comparto extra comprendente scene eliminate, interviste e finale esteso e contenente tre card da collezione all’interno, dal 13 dicembre sarà disponibile in home video in edizione doppio disco – sia Blu-Ray che DVD – il super cult degli anni Ottanta Grosso guaio a Chinatown, distribuito da Koch Media all’interno della collana Midnight Classics.
Datato 1986, un titolo atipico sia per la cinematografia americana di allora che per la filmografia del regista John Carpenter, riconosciuto maestro della paura su celluloide.

Kurt circuito

Con Kurt Russell nei panni del camionista sbruffone Jack Burton che, come il titolo stesso suggerisce, si ritrova catapultato in un grosso guaio nel quartiere della comunità cinese di San Francisco, questo è il quarto dei cinque lungometraggi (il quinto sarà Fuga da Los Angeles, nel 1996) che hanno segnato la collaborazione tra il cineasta, divenuto nome di punta dell’horror grazie al capolavoro Halloween – La notte delle streghe, e l’attore, che diresse per la prima volta nel televisivo Elvis, il re del rock, datato 1979.
Prima trasformato da Carpenter nell’iconico condannato a morte Jena Plissken (o Snake Plissken, come è conosciuto in patria) in 1997: Fuga da New York, che lo ha visto nel 1981 incaricato di recuperare il presidente degli Stati Uniti in una Manhattan del futuro divenuta ghetto di massima sicurezza, poi, un anno dopo, Russell fu reso protagonista de La cosa, rifacimento che stravolse totalmente (e in maniera geniale) il fanta-classico degli anni Cinquanta La cosa da un altro mondo grazie agli innovativi effetti speciali di Rob Bottin, che consentirono di concretizzare una creatura aliena capace di assumere la forma delle sue vittime.

Dalle stelle allo starman: prima del grosso guaio

Nel film vediamo Burton che, accompagnando l’amico Wang Chi alias Dennis Dun all’aeroporto a prendere dalla fidanzata, si ritrova insieme a lui a cercare di recuperare quest’ultima, rapita
per conto dei misteriosi Signori della Morte.
Ma prima di questa avventura non poche erano state le prove carpenteriane dietro la macchina da presa. Sorvolando, infatti, su alcuni cortometraggi diretti tra gli anni Sessanta e l’inizio del decennio successivo, dei quali ricordiamo il The resurrection of Broncho Billy che si aggiudicò addirittura il premio Oscar, la carriera del futuro autore di Essi vivono e Vampires può considerarsi iniziata nel 1974 con Dark star, co-sceneggiato dal Dan O’Bannon che si sarebbe poi occupato de Il ritorno dei morti viventi e vagamente ispirato a 2001: Odissea nello spazio e Il dottor Stranamore di Stanley Kubrick.
Un’autentica bizzarria fantascientifica cui è seguìto due anni dopo Distretto 13: Le brigate della morte, affascinante e innovativo proto-western incentrato su un gruppetto di persone rinchiuse all’interno di un’isolata stazione di polizia di Los Angeles prossima alla chiusura e presa d’assedio da una banda di criminali.
E, se il 1978 lo ha visto impegnato anche nella regia del thriller per il piccolo schermo Pericolo in agguato, conosciuto anche come Procedura ossessiva, il 1980 è stato l’anno di Fog, suggestivamente immerso in una fumosa nebbia bianca nell’inscenare la sanguinosa vendetta attuata dagli spettri di alcuni marinai morti nei confronti degli abitanti della cittadina di Antonio Bay.
Prima di dedicarsi a Christine – La macchina infernale, trasposizione dall’omonimo romanzo di Stephen King datata 1983, e di cambiare completamente genere, l’anno successivo, con Starman, inedito miscela di fantascienza e romanticismo riguardante un extraterrestre preso a ricreare il corpo del defunto marito della Karen Allen de I predatori dell’arca perduta.

C’era una volta il West

Stiamo quindi parlando di un uomo di cinema a 360 gradi che, da sempre, si è mostrato propenso a sperimentazioni e strade del tutto nuove da intraprendere all’interno della Settima arte.
Grosso guaio a Chinatown introdusse in pieno periodo di machismo reaganiano proto-Rambo una vicenda d’azione infarcita di elementi soprannaturali provenienti dalla cultura su celluloide orientale. Perché, con l’anziano Egg Shen interpretato da Victor Wong a supportare i due protagonisti nella ricerca della giovane rapita, necessaria alla realizzazione di una arcana profezia per mano del malvagio David Lo Pan (cui concede anima e corpo James Hong), il film si caratterizza per un tanto inedito quanto esplosivo mix di azione, arti marziali e mitologia fantastica dall’Asia.
Uno spettacolo inizialmente pensato come pellicola ambientata nel vecchio West e nel quale il personaggio di Burton sarebbe stato un cowboy, ma la cui major di produzione, convinta che un’ambientazione del genere non avrebbe funzionato unita a ingredienti fantasy, fece riscrivere il tutto lasciando del copione originale quasi esclusivamente la figura di Lo Pan.

Tsui Hark, Jackie Chan… e non solo

Uno spettacolo che il genio di John Carpenter riuscì a partorire in un’epoca in cui il cinema d’intrattenimento a stelle e strisce era rappresentato soprattutto dai rassicuranti prodotti per ragazzi sfornati da Steven Spielberg e compagni di set.
La pellicola aprì le porte di Hollywood al fascino della cultura cinese, proprio nel periodo della propria imminente esplosione grazie all’arrivo, tra i vari esempi, di Storie di fantasmi cinesi di Ching Siu-Tung e ai frenetici action movie hongkonghesi di John Woo e Tsui Hark. Proprio da quest’ultimo Carpenter sembrò essere influenzato, con il suo Zu: Warriors from the magic mountain, insieme a tre assassini della serie televisiva Samurai, ai quali guarda per concepire Tuono, Pioggia e Fulmine, ovvero i potentissimi maghi guerrieri denominati le Tre bufere.
E lo sapevate che Clint Eastwood e Jack Nicholson non accettarono il ruolo offertogli di Jack Burton, mentre Russell lo prese rifiutando quello di Connor MacLeod per Highlander – L’ultimo immortale?
Tra l’altro, per interpretare Wang Chi il regista pensò immediatamente a Jackie Chan, ma non solo la star cinese rifiutò, ma anche il produttore Lawrence Gordon era contrario alla scelta perché aveva notato in altri film che il suo inglese non era molto buono; quindi il personaggio venne affidato al sopra menzionato Dun, che l’artefice de Il seme della follia aveva avuto modo di apprezzare ne L’anno del Dragone di Michael Cimino.
Ma non dimentichiamo che, tra un enorme bulbo oculare galleggiante e memorabili situazioni a base di scontri fisici, del cast fa parte anche Kim Cattrall, la futura Samantha Jones del popolare telefilm Sex and the city.