Con protagonista la giovane omosessuale Samantha che, dalla relazione in crisi con la compagna Alice, finisce per ritrovarsi progressivamente trasformata in un essere zombesco dopo aver consumato, ubriaca, un rapporto sessuale non protetto con un misterioso individuo, Contracted Phase I e Phase II (2013) di Eric England approda nel mercato dell’home video italiano distribuito da Koch Media, tramite il suo brand di riferimento del mondo horror: Midnight FactoryUn cofanetto a doppio disco contenente anche il sequel Contracted Phase II (2015) di Josh Forbes e la cui uscita ci porta ad andare a rispolverare alcuni titoli horror e thriller del passato basati, appunto, su incontri destinati a rivelarsi decisamente pericolosi.

M – Il mostro di Düsseldorf (1931)
È il terrore di Berlino (ma nel titolo italiano la città è un’altra), in quanto adesca e uccide bambine, mentre la polizia tenta di scovarlo.
Con il volto del mitico Peter Lorre, è Hans Beckert, il maniaco posto al centro del capolavoro del thriller che, girato in bianco e nero dal maestro della Settima arte Fritz Lang, ha posto non poche basi utili a buona parte degli esempi cinematografici successivi appartenenti al filone.
Ispirato ai crimini commessi negli anni Venti da Fritz Haarmann e Peter Kürten.

Delitto per delitto – L’altro uomo (1951)
Uno è un tennista di successo dal difficile rapporto con la moglie, l’altro un miliardario che desidera la morte del padre. Si incontrano per caso in treno e il secondo propone al primo un diabolico progetto: uccide la donna se lui, in cambio, gli elimina il genitore.
Progetto che l’uomo rifiuta, senza immaginare che l’altro, però, decida ugualmente di metterlo in atto pretendendo il suo coinvolgimento e accendendo, di conseguenza, la miccia della tensione utile a sir Alfred Hitchcock per concretizzare il suo ennesimo capolavoro della suspense, stavolta tratto da un romanzo di Patricia Highsmith.

Le cinque chiavi del terrore (1965)
A bordo di un treno, cinque individui fanno conoscenza con il misterioso dottor Shock alias Peter Cushing, il quale predice loro il destino, a quanto pare sempre tragico.
È l’azzeccato stratagemma cui Freddie Francis fa ricorso per mettere in piedi il primo horror a episodi prodotto dalla Amicus, efficacemente orchestrato tra licantropia, piante carnivore, maledizioni Voodoo, vampirismo e, addirittura, una vendicativa mano mozzata.
Nel cast, Donald Sutherland, Christopher Lee e il Michael Gough poi divenuto maggiordomo di Batman nella tetralogia cinematografica anni Novanta dedicata al supereroe della DC Comics.

The stepfather – Il patrigno (1987)
Siete single, vedove o, comunque, alla ricerca di un uomo amorevole con cui mettere su famiglia?
Se colui che si presenta in questo modo dice di chiamarsi Jerry Blake e possiede le fattezze di Terry O’Quinn, tenetevi alla larga, perché si tratta di uno dei più pericolosi psicopatici in circolazione, pronto ad eliminare mogli e figli rimediati di volta in volta se non soddisfano il suo desiderio di avere un nucleo familiare perfetto.
Lo stesso O’Quinn che, diretto da Joseph Ruben in questo autentico cult in aria di critica all’american dream, è poi tornato all’opera ne Il patrigno II (1989) di Jeff Burr, prima di essere sostituito da Robert Wightman in In casa con il nemico (1992) di Guy Magar, terzo capitolo della serie, e da Dylan Walsh nello scialbo remake Il segreto di David – The stepfather (2009) di Nelson McCormick.

Il buio si avvicina (1987)
Non c’è che dire, possedendo il viso e il corpo di Jenny Wright, Mae è decisamente carina e attraente, ma, se la incontrate, cercate di non lasciarvi andare dal vostro istinto di predatori maschi in cerca di fauna femminile da sedurre, perché potreste fare la fine del giovane Caleb Colton alias Adrian Pasdar, il quale, da un innocente bacio, finisce per essere morso dalla ragazza, in realtà vampira.
Ritrovandovi, di conseguenza, progressivamente desiderosi di sangue e trasformati in succhiaemoglobina anche voi, poi costretti a far parte della violenta combriccola di signori delle tenebre che, comprendente Lance Henriksen e Bill Paxton, Kathryn Bigelow inscena in un moderno horror western rientrante tra i più riusciti vampire movie della storia del cinema.

La morte avrà i suoi occhi (1987)
Un isolato chalet di montagna, una donna che vi vive completamente sola e Malcolm McDowell che, improvvisamente, si presenta alla sua porta chiedendole di poter usare il telefono perché è rimasto con l’automobile in panne.
Voi fareste entrare in casa l’Alex di Arancia meccanica (1971)? Sicuramente no, ma la protagonista della pellicola diretta da Arthur Allan Seidelman sotto la produzione del re dei b-movie Charles Band non deve aver visto il capolavoro di Kubrick… ed è meglio così, perché tra i due inizia un serrato gioco psicologico al chiuso che trascina lo spettatore fino ad un inaspettato finale a sorpresa.

La mia peggiore amica (1992)
Sotto la regia della Katt Shea che ha poi diretto Carrie 2: La furia (1999), una diabolica Drew Barrymore è Edera, sensuale adolescente che riesce nell’impresa di circuire i familiari della bruttina e benestante Sylvie Cooper, interpretata da Sara Gilbert e che, con madre malata, l’ha appena conosciuta a scuola.
Il resto, con il morto dietro l’angolo, è un thriller senza infamia e senza lode che ha anche avuto il sequel La mia peggior nemica (1999) di Anne Goursaud, ma con protagonista Alyssa Milano.

Red eye (2005)
E se Rachel McAdams, che odia viaggiare in aereo, fa conoscenza con un affascinante Cillian Murphy durante un volo notturno?
Se dietro la macchina da presa si trova Wes Craven, il papà del nightmariano Freddy Krueger, sicuramente non accade nulla di tranquillo e, infatti, l’uomo si rivela in missione per eliminare il vice segretario alla sicurezza interna. Ma a rendere più complicata la situazione provvede il fatto che, se la ragazza non collaborerà, un killer, a casa, ne ucciderà il padre.
E la tensione ad alta quota regna sovrana, grazie anche alla sceneggiatura di un Carl Ellsworth che dice di essersi ispirato a In linea con l’assassino (2002) di Joel Schumacher.

Denti (2007)
Il volto innocente di Jess Weixler e un’associazione di ragazzi devoti alla verginità, della quale fa parte.
Attenzione, quindi, se capita sulla vostra strada la adolescente di provincia Dawn, perché colei che non sembra altro che una illibata studentessa nasconde tra le gambe una vagina dentata (!!!).
Proprio così, un organo sessuale sempre pronto a privarvi della virilità e che, tra horror e un pizzico di umorismo, il regista Mitchell Lichtenstein utilizza per concretizzare un’operazione che, in un certo senso, lascia trasparire un certo desiderio di allegoria di stampo femminista.

Jennifer’s body (2009)
Una, timida, introversa e studiosa, si chiama Needy e ha il volto di Amanda Seyfried, l’altra, cheerleader rientrante tra le ragazze più ammirate della scuola, è la Jennifer del titolo, manifestante i connotati della sexy Megan Fox e destinata ad essere posseduta da un demone che la trasforma in divoratrice di uomini in senso letterale, dopo un incontro con il gruppo rock dei Low Shoulder.
Il resto, sotto la regia di Karyn Kusama, è un campionario di maschietti ammazzati che, intento a riprendere l’atmosfera grottesca di Schegge di follia (1989) di Michael Lehmann, non coinvolge e non riesce nell’impresa di fondere a dovere horror e humour.

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