SCREAM (1996)

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Iniziamo proprio da lui, il Re degli horror pop moderni. Pochi elementi classici degli anni ‘80 rivisti in chiave contemporanea: l’assassino mascherato e indistruttibile, la vittima designata, il gruppo di amici, i sospetti, le regole da seguire per non morire.

Wes Craven si diverte spaventando, prendendo in giro e al tempo stesso ricreando il mito del “canone” horror degli ultimi decenni. Un’operazione intelligente, viscerale, revisionista, divertente e terrificante.

Il successo della saga, che nei sequel ha avuto alti e bassi, deve tutto al genio di un regista e sceneggiatore che ha capito come svecchiare e al tempo stesso riportare alle sue radici un genere… giocando sadicamente con il genere stesso.

THE BABADOOK (2014)

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L’orrore non è solo morte, dolore, distruzione. L’orrore torna alle sue radici quando assume la forma di favola nera, di destrutturazione delle sicurezze.

La famiglia implosa, i rapporti complessi, la quotidianità che rischia di far sprofondare nella follia. E poi c’è lui, il Babadook, l’uomo nero per eccellenza. Che, non a caso, esce fuori da un libro per bambini.

Un film delicato, aggressivo, archetipico. Un gioiello che va oltre l’horror fino a farsi indagine psicologica. Se ve lo siete perso a cinema, potete trovarlo in versione Dvd e Blu-ray.

THE BLAIR WITH PROJECT (1999)

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Geniale. Controverso. Inconsistente. Terrificante. Tutto e il contrario di tutto può essere detto (e avere sempre ragione) sull’opera di Daniel Myrick ed Eduardo Sanchez. Dimostrazione della potenza del “contenitore” più che del contenuto, della paura che nasce da qualcosa che è evocato, più che mostrato.

Punto più alto e di non ritorno della pratica del “found footage”, che pochissimi altri in seguito hanno saputo declinare in modo decente, rappresenta ancora oggi un modo di fare horror con cui gli autori devono confrontarsi.

SAW (2004)

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Sarebbe ingiusto inserirlo in questa lista solo per il successo di pubblico. Il primo Saw è stato un piccolo, inquietante esperimento sul limite di violenza, anche psicologica, mostrabile sul grande schermo.

Con una struttura semplice e un colpo di scena memorabile, Saw ha dimostrato come un’idea potesse ancora fare la differenza. Ha dato vita ad una saga di successo, generato decine di pellicole simili, segnato un immaginario e stabilito nuovi record di sadismo.

IT FOLLOWS (2015)

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Una minaccia invisibile, una maledizione che si passa con il piacere, un mondo di provincia che diventa una trappola. La vita adolescenziale come labirinto di paure, angosce e lotta per la sopravvivenza. Un incubo introverso che accompagna perfettamente questi anni, nella loro complessità (anche emotiva).

THE RING (1998/2002)

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L’orrore dal profondo, i morti che perseguitano i vivi… e li condannano a morte attraverso una VHS. Lo spunto dell’originale The Ring sembrava quasi ingenuo, ed invece il film giapponese ha spaventato milioni di persone e creato un nuovo modo di intendere e rappresentare l’orrore sovrannaturale.

La più rappresentativa delle opere dell’ondata del J-horror a cavallo degli anni ’90 e Duemila. Caso raro di remake americano che riesce a tenere alta la testa accanto all’originale, dimostra la forza del fascino perverso di una pellicola costantemente oscura, opprimente, fascinosa.

MARTYRS (2008)

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Il cinema francese ha sfoderato negli anni Duemila alcuni dei più efficaci e crudeli horror degli ultimi anni (Alta Tensione, Frontieres, Inside – A L’interieur, La Horde) ma difficilmente lo spettatore riuscirà a togliersi dagli occhi e dal cervello le immagini scioccanti e l’inquietudine generata dalla pellicola di Pascal Laugier.

Ogni istante della narrazione osa sempre di più, sia per quanto riguarda la violenza fisica che quella psicologica, mettendo a dura prova i nervi del pubblico fino ad una conclusione terrificante e assoluta.

Quasi due film in uno, per una vetta dell’orrore che sconfina nei territori del non mostrabile. Coraggioso, amato e odiato in egual misura, questo film rappresenta una delle vette della provocazione e del fascino perverso del genere horror.

LA CASA DEL DIAVOLO (2005)

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Rob Zombie è stato il regista-simbolo della rinascita di un horror viscerale, eversivo, sporco e cattivo. Un intelligente recupero dei classici, un montaggio vigoroso e una selezione musicale da urlo sono state le sue armi di fascinazione di massa.

Con il secondo capitolo delle avventure degli squinternati personaggi di La Casa dei Mille Corpi, il cantante/regista centra quel capolavoro di atmosfera, anarchia e simbolismo che cercava.

Energia, ambiguità, morte e distruzione dipingono un’America senza più bussola morale, regalando nuova linfa e nuova dignità al genere horror, che fin dagli albori ha saputo portare a galla i mostri reali del mondo.

KILL LIST (2011)

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Il regista inglese Ben Wheatley prende il thriller, l’horror, il crime-movie, la paranoia, le sette neo-pagane e shakera energicamente gli ingredienti: il risultato è un film sorprendente, disturbante, scioccante e indimenticabile.

Un viaggio sempre più buio verso l’abisso, in un’opera che ha il pregio di dimostrarsi unica e di rimanere appiccicata addosso nella sua scansione in capitoli via via sempre più stilizzati, degradanti e al limite della follia. L’orrore ci vede sprofondare assieme al protagonista, e il vero terrore rimane quello del fanatismo inafferrabile se non all’ultimo stadio, quando ormai è troppo tardi e ogni speranza è perduta.

QUELLA CASA NEL BOSCO (2012)

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Questo l’horror si fa meta-narrativo e riflette su se stesso… e lo fa con arguzia, divertimento e tonnellate di sangue e mostri. Potremmo fare a meno di un film come Cabin in The Woods in questa lista? Probabilmente, anche a scapito di molti altri film di genere dignitosissimi e molto belli, no.

Drew Goddard e Joss Whedon mettono in piedi un teatro dell’assurdo dove va in scena il film dell’orrore definitivo, glorificando e al tempo stesso smontando pezzo per pezzo tutti i punti cardine del genere. Epocale e di diritto nei migliori horror di sempre.