Si abbrevia con R’n’R ma non è il rock and roll, sono i “Rape and Revenge Movie”, genere che oggi arriva ad una svolta epocale: parliamo di Revenge di Coralie Fargeat.
È difatti lei la prima donna a dirigere un film dal genere “stupro e vendetta” traduzione letterale di “Rape and Revenge Movie”. La pellicola, in uscita il 6 settembre, vedrà protagonista Matilda Lutz, giovane talento italiano già vista in The Ring 3 e L’estate addosso, che vestirà i panni di un’eroina della vendetta.

Il suo personaggio è Jen. Sexy e sfacciata, viene invitata dal suo ricco amante alla tradizionale battuta di caccia che l’uomo organizza con due amici. Isolata nel deserto, la ragazza diventa presto preda del desiderio degli uomini e quello che doveva essere un weekend di passione si trasforma in un incubo, in una spietata caccia all’uomo.

Storia di un genere super controverso

Revenge, sin dal titolo chiaro e diretto, appartiene a un filone controverso del cinema, il rape and revenge movie: ma quali sono le origini e gli esponenti di questa cruda forma filmica?

Dobbiamo tornare agli anni Settanta, decade feconda per il cinema americano e italiano. Il r’n’r si classifica sotto l’albero dell’exploitation, quel macro-genere di film che si incentrano su contenuti shock, che tendono a impressionare lo spettatore e danno dei bei grattacapi alle commissioni di censura. Celebri sono le pellicole della Grindhouse, omaggiata da Tarantino e Rodriguez, qualche anno fa, con il dittico A prova di morte e Planet Terror.

I rape and revenge sono film molto controversi per loro natura e si trascinano sempre dietro oceani di polemiche: raccontano di donne stuprate e violentate che poi si prendono la loro vendetta in modo sanguinario. Proprio come accade in Revenge.
Per capirne la loro diffusione torniamo al 1978, anno di uscita di Non violentate Jennifer, diretto da Meir Zarchi, da molti considerato un riferimento per il genere. Camille Keaton interpreta una giovane scrittrice che si ritira lungo il lago per lavorare. Un gruppo di uomini la scorge e la violenta. La sua vendetta, con lei vestita di bianco, sarà feroce. Ha avuto anche una serie di remake dal 2010. Sarà un caso o un omaggio che la protagonista di Revenge si chiami proprio Jennifer? Chissà…

L’Italia e i “Rape and Revenge”

Wes Craven, il papà di Nightmare, ha cominciato proprio con un r’n’r: L’ultima casa a sinistra (1972), ispirandosi a Bergman. Meno noto è invece Thriller (1978) di Bo Arne Vibenius (Alex Fridolinski), dove una ragazza violentata negli anni, si prenderà la sua vendetta sui carnefici indossando una benda piratesca. Un dettaglio che non sfuggirà, ovviamente, a Quentin Tarantino che farà a indossare a Elle Driver (Daryl Hannah) proprio una minacciosa benda paraocchi nera.

Parliamo naturalmente della saga di Kill Bill, del 2003. Per i puristi non proprio un rape and revenge perché manca, tecnicamente, la violenza sessuale però ovviamente la vendetta femminile c’è tutta. La Beatrix Kiddo di Uma Thurman in tuta gialla, in omaggio a Bruce Lee, è ormai icona della Settima Arte in generale.

Anche l’Italia ha avuto i suoi r’n’r e vengono dalla vivace stagione dei Settanta/Ottanta: parliamo ad esempio di Ruggero Deodato, cineasta che aveva scioccato il mondo con Cannibal Holocaust.
Nello stesso anno, 1980, esce La casa sperduta nel parco: lo accompagnarono problemi di censura e un “ban”, una messa al bando, in Inghilterra. Nel ruolo del carnefice c’era David Hess, già in L’ultima casa a sinistra. Due anni prima uscì La settima donna di Prosperi con Florinda Bolkan e Ray Lovelock mentre nel ‘75 Aldo Lado girò un rape and revenge intitolato L’ultimo treno nella notte, film molto crudo che è anche una critica sul perbenismo borghese, le musiche sono di Morricone ed Enrico Maria Salerno interpreta un padre mite che si trasformerà, per vendetta, in un violento.

Non solo B-movie

Se pensate che questo sottogenere sia solo di competenza dei maestri del b-movie vi sbagliate. Pur se non sempre etichettabili come r’n’r, nella dinamica di trama del genere rientrano anche lavori di registi celebri.
Parliamo, ad esempio, di Ingmar Bergman e del suo La fontana della vergine. Pellicola durissima che ispirò Wes Craven per L’ultima casa a sinistra. Arrivando ai giorni nostri possiamo pensare a Paul Verhoeven e al recente e disturbante Elle con la prova maiuscola di Isabelle Huppert. Fece scalpore nel 2002 Irreversible di Gaspar Noé, con una sequenza di violenza lenta e cruenta ai danni del personaggio interpretato da Monica Bellucci.
Tra i 30 minuti più ansiosi del cinema certamente i cinefili ricorderanno il finale de Il cliente di Asghar Farhadi, sicuramente un film d’autore ma con una dinamica rape and revenge. Pure Abel Ferrara si è cimentato con questa forma filmica: il riferimento va a L’angelo della Vendetta. Bizzarro e ferocemente metaforico è invece Denti di Mitchell Lichtenstein, storia di una ragazza stuprata che attua la sua vendetta quando scopre di avere una vagina dai denti aguzzi.

Revenge aggiorna il genere e rompe gli stereotipi: difatti è il primo rape and revenge movie ad essere girato da una donna. La regista francese Coralie Fargeat, al suo primo lungometraggio. Nei panni dell’eroina vendicatrice c’è l’italiana Matilda Lutz: la sua sarà una Lolita che si trasformerà in Rambo.
Una fenice che rinasce dalle ceneri drammatiche della violenza e si farà giustizia contro i suoi carnefici sotto il clima rovente e inospitale del deserto.
Il film uscirà il 6 settembre nei cinema italiani.