La vendetta è un piatto che va servito freddo: non è così invece in Revenge, dove il caldo del deserto fa da scenario ad un’esplosione sanguinaria di riscatto.
Quella di Jen (Matilda Lutz) che viene stuprata da un uomo mentre è in vacanza col suo amante. Parliamo del primo “Rape and Revenge Movie” girato da una regista donna, Coralie Fargeat. Un’innovazione che si staglia nel solco consolidato del film di vendetta, un tema umano e istintuale narrato con diversi risvolti al cinema.
Dall’antica Grecia a oggi, la vendetta è stata il motore di tante narrazioni, su mezzi diversi. Ecco una raccolta di revenge movie cult tra cui, siamo sicuri, entrerà di diritto anche Revenge, al cinema.

Old Boy e la Trilogia della Vendetta: relativamente giovane ma già un cult, Old Boy di Pak Chan-Wook è il secondo capitolo delle tre storie ma di certo il più conosciuto. Tratto da un manga di Garon Tsuchiya e disegnato da Nobuaki Minegishi, è la storia di un uomo che rimane prigioniero per dieci anni all’interno di un minuscolo appartamento. Uscito fuori, dovrà scoprire la verità e far fronte a una serie di vicende allucinanti. Al centro ovviamente, c’è la vendetta.

Confessions: ancora dall’Oriente viene il film incentrato su una professoressa che architetta in modo diabolico la vendetta contro gli studenti che hanno assassinato il figlio. L’esperienza filmica è complessa e straordinaria. Il diabolico del piano è tradotto in cinema con una serie di trasposizioni temporali davvero da grattacapo. Regia di Tetsuya Nakashima.

I spit on your grave: uno dei film alla base di Revenge sin dal nome delle protagoniste: Jennifer, nel “Rape and Revenge” di Zarchi, Jen in quello della Fargeat. La vendetta dopo il disturbante stupro prenderà i toni del rosso sangue e della rappresentazione iperbolica dell’assassinio. Motoscafo incluso.

Kill Bill: il dittico capolavoro di Tarantino è, anch’esso, un cult di riferimento per il film della Fargeat. Jen può essere vista come una aggiornata Beatrix Kiddo in cerca della sua vendetta. Tarantino, in Kill Bill, come al solito mischia tutti i codici possibili dal wu-xia pian al manga fino al nostro Dario Argento. La vendetta è una sinfonia mortale ma ha una sola interprete.

Carrie – Lo sguardo di Satana: è Brian De Palma a dirigere questo revenge movie inquietante sin dalla locandina. Carrie è una bambina vessata dai suoi compagni, oppressa dalla madre ultra cattolica. Un atto incredibile di bullismo la porterà ad una vendetta tremenda, grazie ai suoi poteri paranormali.

Cane di paglia: se Carrie era una ragazza timida, il matematico di Dustin Hoffman nel film del maestro Sam Peckinpah è il classico uomo mite. I torti però generano mostri e il David di Hoffmann architetterà una carneficina da western in difesa della sua proprietà.

V per Vendetta: pure questo titolo, relativamente giovane, è divenuto subito un cult. I natali sono nobili: dal fumetto di Alan Moore e David Lloyd arriva il film di McTeigue con Natalie Portman e Hugo Weaving giustiziere mascherato. Un film dalle distopie che ricordano The Wall dei Pink Floyd che si staglia contro le angherie del potere dittatoriale e manipolatore. La pellicola, del 2005, è divenuta simbolo anche del movimento Occupy Wall Street.

Uomini che odiano le donne: parlando di “lady vendette” non possiamo saltare Lisbeth Salander, uno dei personaggi più belli della letteratura di consumo degli ultimi anni. Nasce infatti dalla penna di Stieg Larsson, con la saga di Millennium, e al cinema trova ben due interpreti. Prima Noomi Rapace, poi Rooney Mara hanno vestito i panni corvino della hacker vendicatrice che si allea con un giornalista di inchiesta per risolvere un oscuro caso di cronaca nera.

Munich: un film storico ma anche di vendetta. Firmato da Spielberg e candidato agli Oscar nel 2006 prende la mosse dall’attentato dei terroristi palestinesi ai danni di atleti ebrei durante i Giochi di Monaco del ‘76. Il primo ministro israeliano metterà insieme una squadra per cacciare e uccidere i palestinesi nel mondo implicati nell’attentato. L’operazione verrà denominata “Ira di Dio”. La regia di Spielberg è di livello superbo.

Un borghese piccolo piccolo: non ci siamo dimenticati dell’Italia, prendiamo come esponente questo film con un inedito Alberto Sordi, un ruolo drammatico, tragico che prevede il classico ribaltamento da uomo mite a folle carnefice a seguito di una tragedia. Il figlio infatti viene ammazzato per sbaglio e, a quel punto, il borghese piccolo piccolo cercherà l’assassino per farsi giustizia da solo. Pur nel dramma, Monicelli sfodera sempre il tono caustico e ficcante che ha caratterizzato tutto il suo sguardo.

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