La casa delle bambole è il nuovo film horror diretto da Pascal Laugier, autore di Martyrs e I bambini di Cold Rock.
Nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 6 dicembre 2018, distribuito da Koch Media attraverso la sua etichetta Midnight Factory, narra la inquietante vicenda di una coppia di sorelle destinate a portarsi dietro il trauma di quando, insieme alla madre, vennero prese in ostaggio da due individui penetrati nella vecchia villa ricca di cimeli e bambole che ricevettero in eredità.
Tra i molti oggetti, anche gli specchi esercitano nel film il proprio potere terrorizzante, seguendo una lunga tradizione cinematografica.

In principio erano solo i vampiri…

Del resto, lo specchio svolge spesso un fondamentale ruolo, nell’ambito della Settima arte (e non solo), in storie riguardanti Dracula e, bene o male, tutti gli altri vampiri che gli sono succeduti, trattandosi di creature della notte che, oltre ad essere assetate di sangue e a temere le croci, l’aglio e la luce del giorno, sono prive della propria immagine riflessa al suo interno.
In grado di riflettere la modalità della morte di chi lo guardava, poi, uno specchio piuttosto particolare finiva in casa di un fotografo in Amityville: A new generation, firmato nel 1993 da John Murlowski.
E, se la complessata Carrie kinghiana non mancava di spaccarne uno, in uno dei suoi incontrollabili momenti di ira, grazie ai propri poteri psicocinetici nella trasposizione cinematografica Carrie – Lo sguardo di Satana, diretta nel 1976 da Brian De Palma, Terry O’Quinn ne sfondava uno dal retro nella fase conclusiva dell’eccellente thriller The stepfather – Il patrigno di Joseph Ruben, in cui vestì nel 1987 i panni di un serial killer con il vizio di sposare donne sole per poi eliminarne la famiglia.

Freddy, Warlock e Candyman: riflessi da boogeyman

Come pure ne sfondava uno dal retro l’artigliato squartatore degli incubi Freddy Krueger per aggredire la protagonista Nancy in una delle memorabili sequenze di Nightmare – Dal profondo della notte di Wes Craven, che ha aperto nel 1984 la strada ad una vera e propria saga di successo.
Saga in cui non solo lo stesso momento da effetto sorpresa è stato poi sfruttato nel 2010 al termine del reboot firmato da Samuel Bayer, ma gli specchi hanno anche occupato un posto di rilievo, tra l’altro, in qualità di arma per annientare lo sfigurato Freddy in Nightmare 4 – Il non risveglio di Renny Harlin e, ancor prima, frantumati attraverso un potente urlo dal muto Joey – al fine di impedire da essi proprio l’uscita del mostro – in Nightmare 3 – I guerrieri del sogno di Chuck Russell.
Ma, rimanendo nell’ambito di boogeyman da grande schermo, se da un lato è indispensabile citare la memorabile uccisione del tizio del circo rimasto intrappolato in un labirinto di specchi in Warlock: L’angelo dell’apocalisse di Anthony Hickox, secondo capitolo di una trilogia riguardante lo stregone satanico del titolo, dall’altro è impossibile non pensare a Candyman – Terrore dietro lo specchio di Bernard Rose, derivato da Clive Barker.
Anche quest’ultimo facente parte di una trilogia, ha introdotto nel 1992 la figura dello schiavo nero che, brutalmente ucciso, torna armato di uncino per eliminare chi lo evoca pronunciandone cinque volte il nome dinanzi a uno specchio.

Non solo leggende urbane…

Uno stratagemma, quello sfruttato nella serie Candyman, analogo a ciò che nel 2005 hanno fatto i protagonisti dello straight to video Urban legend 3 di Mary Lambert per richiamare il
vendicativo spirito di una liceale rimasta uccisa negli anni Sessanta. Cosa dire, poi, della bambola assassina più famosa delle immagini in movimento, che ne La sposa di Chucky di Ronny Yu uccideva nel 1998 una coppia nel letto facendovi cadere sopra i taglientissimi frammenti di uno specchio posto sul soffitto?
E dell’entità che, dall’interno di un prezioso specchio barocco, riusciva a manipolare la mente di colui che lo aveva incautamente acquistato in uno degli episodi che costituirono nel 1973 la produzione Amicus La bottega che vendeva la morte di Kevin Connor?
Non parliamo, poi, dello specchio che fece nel 1985 da finestra su una dimensione parallela nella riuscita horror comedy Chi è sepolto in quella casa? di Steve Miner.
Ma, se parliamo di case, bisogna obbligatoriamente menzionare lo “specchio d’acqua” proposto nello splatter cult degli anni Ottanta La casa di Sam Raimi, il cui protagonista squarta-demoni Ash si trovò sia a conversare con la propria immagine riflessa ne La casa 2, pronta perfino a toccarlo, che a dover fronteggiare tanti suoi piccoli alter ego nello spassosissimo L’armata delle tenebre.

Specchiere d’Argento

Se poi vi è un cineasta che, spesso complice la sua geniale capacità di sfruttare le potenzialità della macchina da presa, ha fatto spesso dello specchio un fondamentale elemento per rafforzare la paura nei fotogrammi, è, senza dubbio, il romano Dario Argento.
Indimenticabile è, di sicuro, lo stratagemma del volto dell’assassino confuso tra le facce ritratte in un dipinto ma che era, in realtà, il suo riflesso nel capolavoro dell’italian thrilling Profondo rosso.
Come indimenticabile è anche Veronica Lazar che si trasformava nella morte nel finale di Inferno, secondo tassello della trilogia iniziata nel 1977 con Suspiria e conclusa nel 2007 da La terza madre.
Una filmografia di cui, oltre a citare il ragazzino mostruoso che evitava di guardare la propria immagine negli specchi in Phenomena, possiamo menzionare Antonella Vitale che vedeva una invecchiata e ributtante versione riflessa del proprio viso, per poi graffiarsela, ne La chiesa di Michele Soavi, scritto e prodotto, appunto, da Argento.

Into the mirrors!

Sicuramente, però, uno dei più recenti esempi del filone è stato nel 2013 Oculus – Il potere del male di Mike Flanagan, incentrato su fratello e sorella sempre più convinti che il brutale omicidio dei propri genitori fosse riconducibile ad una forza maligna nascosta in uno specchio che si trovava nella casa di famiglia.
Una vicenda che richiama inevitabilmente alla memoria quella inscenata dal tedesco Ulli Lommel in Mirror: Chi vive in quello specchio?, del 1980, anch’esso con protagonisti un fratello e una sorella, il primo dei quali responsabile da bambino dell’uccisione dell’amante della madre, il cui spirito era nello specchio che ne riflesse l’immagine al momento della morte.
Un titolo non eccelso che ha avuto anche diversi mediocri sequel, come pure Mirror mirror di Marina Sargenti, con le mitiche Ivonne De Carlo e Karen Black coinvolte nel 1990 nella vendetta di una adolescente vessata dai compagni di scuola che scopriva lo spaventoso potere di uno specchio nella casa in cui si era appena trasferita.
Datato 2008, infine, è Riflessi di paura di Alexandre Aja, remake made in USA del sudcoreano Into the mirror di Kim Sung-ho, che, con presenze maligne annidate negli specchi di un grande magazzino e Kiefer Sutherland protagonista, ha anche generato due anni dopo il direct-to-video Riflessi di paura 2 di Victor García.

La casa delle bambole, dal 6 dicembre al cinema!