Distribuita da Koch Media per il catalogo Midnight Factory, è disponibile dal 6 settembre l’edizione home video – sia in blu-ray che in dvd – di Ghost stories, diretto dai britannici Jeremy Dyson e Andy Nyman.

Con lo stesso Nyman nei panni di un professore che, noto a tutti per il suo proverbiale scetticismo nei confronti di qualsiasi evento sovrannaturale, conduce un programma televisivo in cui smaschera le “truffe paranormali” e si trova ad indagare su tre sconcertanti casi riguardanti, appunto, fenomeni ultraterreni. Un horror a episodi tramite cui i due registi trasferiscono sul grande schermo un loro spettacolo teatrale che si presentava, in fin dei conti, come una sorta de I monologhi della vagina in chiave ghost story. Ma non è la prima volta che un film dell’orrore deriva da uno spettacolo da palcoscenico… cerchiamo di scovare in ordine cronologico altri titoli che hanno fatto in maniera analoga la storia del filone.

Il mostro (1925)
Derivata da una commedia di Crane Wilbur presentata a teatro tre anni prima, si tratta di una pellicola muta diretta da Roland West e con protagonista il mitico Lon Chaney.
Il grande trasformista vi interpreta il folle dottor Ziska, che, impegnato nello studio dei segreti della vita e della morte, provoca incidenti stradali e tenta di trasferire lo spirito da una vittima all’altra. 

Il castello degli spettri (1927)
Maestro dell’Espressionismo tedesco su celluloide, Paul Leni si cimenta nella trasposizione muta di un successo delle scene di Broadway firmato da John Willard.
Più volte imitata – se non direttamente rifatta – al cinema, si concentra semplicemente su un gruppo di persone che, lette le volontà testamentarie di uno zio deceduto vent’anni addietro, si ritrovano in una casa che sembrerebbe essere infestata. 

Dracula (1931)
Rientrante tra i capolavori assoluti dell’horror cinematografico, nonché tra le più famose trasposizioni dell’omonimo romanzo scritto da Bram Stoker alla fine del secolo precedente, è l’adattamento di uno spettacolo di Broadway del 1927.
Sotto la regia di Tod Browning, l’indimenticabile Bela Lugosi concede anima e corpo al conte succhiasangue Dracula, mentre Edward Van Sloan è il professor Abraham Van Helsing, acerrimo nemico dei vampiri.

Frankenstein (1931)
Sebbene sia arcinoto il fatto che la pellicola di James Whale prenda le mosse dall’omonimo romanzo di Mary Shelley, è principalmente l’adattamento teatrale del 1823 Presumption; or, the fate of Frankenstein Richard Brinsley Peake a fare da principale fonte d’ispirazione.
È il film che ha consentito all’inglese Boris Karloff (all’anagrafe William Henry Pratt) di diventare uno dei volti più noti della cinematografia horror, qui nel ruolo della tanto temibile quanto solitaria creatura assemblata con resti di cadaveri umani dal barone del titolo.   

Il giglio nero (1956)
In principio vi fu il romanzo Il seme cattivo di William March, poi l’opera teatrale The bad seed di Maxwell Anderson, infine questo lungometraggio di Mervyn LeRoy.
Si tratta di uno dei primi esempi di baby killer sullo schermo, in quanto incentrato su una apparentemente angelica ragazzina che non esita a rendersi responsabile di feroci omicidi.

I diavoli (1970)
Tra i titoli più chiacchierati e contestati della storia della Settima arte, inscena le follie di una badessa e delle consorelle in un convento, dopo che un corrotto e libertino frate rifiuta la proposta di stabilirsi come padre spirituale nel loro convento.
Quindi, erotismo e horror a sondo satanico vengono miscelati dal maledetto Ken Russell nella trasposizione dell’omonimo dramma teatrale di John Whiting, a sua volta ispirato al romanzo I diavoli di Loudun di Aldous Huxley.

The rocky horror picture show (1975)
Quella dei fidanzati Barry Bostwick e Susan Sarandon che, reduci da un matrimonio, finiscono per cercare riparo in un castello popolato da bizzarri personaggi dopo aver forato una gomma nel corso di un viaggio, è una vicenda che prende le mosse dalla commedia musicale The rocky horror show di Richard O’Brien.
Lo stesso O’Brien che veste i panni del gobbo che li accoglie all’entrata, prima che entri in scena anche il travestito transessuale della Transilvania Frank-N-Further interpretato da Tim Curry e che, tra musical e aria da parodia dei film di mostri, sotto la regia di Jim Sharman si tiri in ballo un esperimento mirato al concepimento della creatura Rocky Horror.

Mafù – Una terrificante storia d’amore (1978)
La storia di due sorelle che vivono insieme ad una scimmia in una grande casa piena di ricordi di quando vivevano in Africa insieme al padre, deceduto.
Dalla piece teatrale Toi et tes nuages di Eric Westphal, Karen Arthur inscena la vicenda di queste due donne destinata a trasformarsi presto in tragedia, in quanto una delle due decisamente fuori di testa. 

La casa delle ombre lunghe (1983)
Il maestro britannico del thriller Pete Walker attinge dalla commedia Seven keys to Baldpate di George M. Cohan – tratta dal romanzo di Earl Derr Biggers – per radunare in un’unica pellicola i quattro volti mitici dell’horror su celluloide: Christopher Lee, Peter Cushing, Vincent Price e John Carradine.
Con un nostalgico sguardo al passato, la vicenda raccontata riguarda uno scrittore che, dopo aver scommesso con il suo editore che riuscirà a scrivere un romanzo in sole quarantotto ore, si rinchiude in un maniero messogli a disposizione nel Galles; dove, però, a complicare le cose provvede l’arrivo dei componenti di una famiglia decisi a liberare un parente lì rinchiuso per aver commesso un crimine quarant’anni prima. 

Sweeney Todd – Il diabolico barbiere di Fleet street (2007)
Tim Burton traspone su grande schermo l’omonimo musical di Stephen Sondheim e Hugh Wheeler, a sua volta adattamento del dramma teatrale di George Dibdin Pitt, risalente al 1842, nonché entrambi ispirati a un serial killer realmente esistito.
Tra cantate ed imprese sanguinarie, Johnny Depp veste i panni del diabolico barbiere del titolo, evaso di prigione e tornato a Londra per vendicarsi del crudele giudice che lo esiliò e incarcerò con una falsa accusa, per poi violentarne la moglie, fino a spingerla al suicidio.

Detention of the dead (2012)
Alex Craig Mann confeziona una horror comedy basandosi su una rappresentazione teatrale di Rob Rinow.
Ne sono protagonisti alcuni studenti che, in punizione come i cinque del mitico Breakfast club di John Hughes, si trovano a lottare per la sopravvivenza dal momento in cui, all’esterno, si scatena un apocalisse zombesca. 

Byzantium (2012)
Il titolo fa riferimento all’albergo in cui alloggiano madre e figlia, la prima tenutaria di un bordello, legate da un segreto inconfessabile: sono due vampire che hanno attraversato duecento anni di dolore e solitudine per arrivare fino ai nostri giorni; dove la seconda, innamoratasi di Frank e stanca di vivere nella menzogna, decide di uscire allo scoperto.
Partendo dal testo teatrale A vampire story di Moira Buffini, Neil Jordan torna al cinema dei succhiasangue – diciotto anni dopo Intervista col vampiro – con quello che il settimanale The week ha definito “Twilight per adulti”.